La Sacra Spina è legata direttamente alla famiglia d’Avalos, signori del Vasto, e in modo particolare a Ferrante Francesco II d’Avalos, in qualità di delegato del re di Spagna Filippo Secondo al Concilio di Trento, fra il 1545 e il 1563. Per il suo eccellente lavoro, il nobile vastese ebbe in dono la Spina, con bolla del Pontefice Pio IV, che ne certificava la donazione straordinaria.
La bolla papale, purtroppo, andò distrutta in un incendio divampato nella notte fra il 14 e il 15 giugno 1645.
Miracolosamente, la Sacra Spina rimase indenne, grazie alla temerarietà di uno schiavo turco, che sfidando coraggiosamente le fiamme, riuscì a raggiungere la nicchia dove era custodita, e a portarla in salvo, ricevendone come premio la libertà dal feudatario d’Avalos.
Tale evento, ritenuto prodigioso, è anche raffigurato nel grande dipinto ad olio sulla volta, eseguito dal vastese Andrea Marchesani, e risalente all’anno 1857. La festa della Sacra Spina, venerata dai fedeli con immutato fervore e dedizione nel corso dei secoli, si celebra il venerdì antecedente la Settimana Santa, giorno in cui la reliquia, viene portata in solenne processione per le vie della Città.

Un’antica tradizione vuole che la Sacra Spina fiorisca, emettendo una lanuggine delicatissima come bambagia, di colore bianco, tra le 12 e le 15 del Venerdì Santo, quando esso coincide con il 25 marzo, festa dell’Annunciazione del Signore.
Intorno al 1590/1591, il figlio di Ferrante, Alfonso Felice, donò la reliquia alla Chiesa Arcipretale di Vasto, sotto il titolo di Santa Maria Maggiore, per costruire una specifica cappellania, e ottenere lo jus praesentandi nell’elezione dell’Arciprete.
Sempre in onore della Spina, nel 1718 fu accordato un Ufficio particolare (liturgia delle ore), secondo il modello della cattedrale tedesca di Frisinga. Il Giovedì Santo (in Cena Domini), con la reposizione del Santissimo Sacramento nella cappella della Sacra Spina, era possibile lucrare l’indulgenza plenaria, attraverso una visita ad hoc. Sulla base delle prescrizioni, è contenuta nella bolla di Papa Gregorio XIII del 10 febbraio 1582, la concessione alla Confraternita del Gonfalone.
La reliquia è molto cara ai Vastesi, in quanto manifestazione simbolica della Passione di Cristo, e viene celebrata con solenni riti, inni e canti religiosi, nel venerdì antecedente la settimana santa. È esposta al culto dei fedeli all’interno di un peculiare reliquiario a forma di giara, ed è in ostensione perenne dall’anno giubilare 2000, nella cappella della Sacra Spina.